Questa è una tecnologia povera, ma dai buoni risultati.

I pannelli radianti ad infrarossi, utilizzando lo stesso calore del sole, generano negli ambienti una sensazione di benessere senza emissioni di alcun tipo.

I  sistemi di riscaldamento tradizionali creano il circolo d’aria che, partendo calda dal radiatore, sale verso l’alto per poi raffreddarsi e quindi scendere, il loro raggio d’azione è circoscritto e, man mano che ci si allontana dal radiatore, la temperatura scende.

I pannelli ad infrarossi invece non scaldano l’aria dell’ambiente bensì ciò che l’ambiente contiene: dalle pareti, agli oggetti, alle persone, in particolare tutto ciò che contiene acqua e il corpo umano è fatto per il 70 % d'acqua.

Le radiazioni rimbalzano per la stanza come tante palline da ping pong scaldando ciò che sfiorano, perdendo la loro energia che rilasciano ai solidi che toccano, riducendo l’umidità dell’aria e delle pareti, si ha come risultato una ridotta conducibilità termica e bassi costi energetici.

 

Questi pannelli non necessitano di alcun impianto, si appendono al muro come un quadro ed alcuni produttori li completano con elementi decorativi: vetri colorati retroilluminati, lastre in pietra dura, marmi, ecc.

Si collegano poi alla presa di corrente e consumano poco più di una lampadina.

Alcune varianti di questa tecnologia possono essere: l’inserimento nei controsoffitti, oppure sotto ai pavimenti galleggianti.

Il loro costo parte dai 400 euro a pannello ed aumenta in base alle finiture estetiche.

 

Immagini riprese da una brochure di TECNO FLOOR

 

Questa tecnologia nasce con lo scopo di climatizzare i grandi ambienti, come i capannoni industriali, il principio è molto semplice: si fa passare l’aria attraverso l’acqua al fine di raffreddarla.

Ovviamente la sensazione non è quella del gelo dei condizionatori, bensì quella più naturale della brezza marina.

Ultimamente queste macchine sono state pensate anche in scala di appartamento riducendo le loro dimensioni, fino a quelle di un normale condizionatore portatile.

Un ventilatore assiale fa passare l’aria attraverso i pacchi evaporativi in cellulosa bagnati dall’acqua proveniente da un serbatoio che si trova a monte; l’aria in uscita quindi si raffredda cedendo parte del calore nell’evaporazione dell’acqua.

Non ci sono compressori, non esistono gas refrigeranti e il consumo è dato soltanto dal ventilatore.

L’abbattimento delle temperature è proporzionale all’umidità dell’aria.

Ad esempio: con una temperatura esterna di 30° ed un’umidità del 50% l’aria prodotta da questa macchina sarà di circa 23°. Con il diminuire dell’umidità, diminuirà anche la temperatura di uscita.

Il suo costo è di circa 100,00 Euro

 

Le caldaie a condensazione sono il primo passo della tecnologia applicata all’ecologia ed al risparmio energetico.

Il loro rendimento è molto elevato in virtù del recupero del calore del vapore acqueo contenuto nei fumi ed è grazie a questo recupero che si riducono drasticamente le emissioni di ossidi di azoto e di monossido di carbonio, riduzione che si aggira intorno al 70% rispetto alle caldaie tradizionali.

Anche le caldaie ad alto rendimento riescono ad utilizzare solo una parte del calore dei fumi per la necessità di evitare la condensazione dei fumi stessi.

Nelle caldaie tradizionali, il vapore acqueo prodotto dalla combustione, viene espulso attraverso il camino senza recupero di calorie.

La caldaia a condensazione è in grado di recuperare una buona percentuale del calore dei fumi che fuoriescono attraverso il camino.

La condensazione permette di raffreddare i fumi e di farli tornare indietro sotto forma di vapore, con un recupero di calore da utilizzarsi per preriscaldare l’acqua di ritorno dall’impianto.

La temperatura dei fumi di emissione si abbassa così fino a 40° ed i tubi di scarico possono essere anche di plastica, dato lo scarso calore degli stessi fumi.

Questa tecnologia permette un risparmio di circa il 20% sulla produzione di acqua calda e di circa il 30% sul riscaldamento con radiatori tradizionali, ma se l’impianto utilizza elementi a bassa temperatura, come pannelli radianti a pavimento, a soffitto, oppure a parete, il risparmio che si ottiene è nell’ordine del 40%.

  

La geotermia è l’ultima frontiera della climatizzazione e si fonda su un principio estremamente semplice.

La terra, in profondità, ha una temperatura costante per tutto l’anno e tale temperatura si aggira intorno ai 20°.

Gli impianti geotermici sfruttano la differenza di temperatura con l’ambiente esterno al fine di climatizzare gli spazi abitativi.

A ridosso dell’edificio si effettua una perforazione del terreno di pochi centimetri per una profondità che può variare dai 50 ai 100 metri.

Si fa poi passare un tubo (sonda geotermica), ogni sonda è formata da due moduli ciascuno dei quali costituito da una coppia di tubi in polietilene uniti a formare un circuito chiuso (un tubo di "andata" e uno di "ritorno") all'interno dei quali circola un fluido glicolato (miscela di acqua e anticongelante non tossico).

I tubi provenienti da tale percorso sono collegati in superficie ad un collettore unito, a sua volta, ad una pompa di calore, la quale funziona  sullo stesso principio dei frigoriferi: assorbe il calore dal sottosuolo e lo cede all’ambiente da riscaldare. In estate, il ciclo è reversibile: assorbe calore raffreddando l’ambiente e lo trasferisce nel sottosuolo.     

Immagine tratta da Amgtech

 

Questi passaggi avvengono utilizzando l’energia elettrica ma è importante notare che l’energia consumata è di gran lunga inferiore rispetto all’energia che si recupera dal sottosuolo sotto forma di calore.

Gli elementi radianti all’interno delle abitazioni non saranno ovviamente i tradizionali termosifoni, che lavorano ad alte temperature: 60/70°, bensì si utilizzano impianti a pavimento, pannelli radianti, o bocchette di ventilazione.

L’efficienza di questi impianti è tale da trasformare 1 KW di energia elettrica, fino a 4.7 KW di energia termica e il loro costo si ammortizza in pochi anni, quindi il risparmio economico è notevole e la riduzione delle emissioni è tale che rende molto interessante questa tecnologia.  

I suoi costi sono del tutto concorrenziali con le altre fonti rinnovabili, è stimato infatti che per una abitazione di circa 150 mq il costo si aggiri intorno ai 20 mila Euro. Inoltre la Finanziaria 2008 offre la detrazione fiscale del 55% sulle spese effettuate per la sostituzione di un impianto di riscaldamento tradizionale con uno geotermico.

 

La cogenerazione sta ad indicare che, da un’unica fonte, si producono differenti forme d’energia, ad es. energia elettrica ed energia termica.

Il cogeneratore è studiato in modo tale che, mentre produce energia elettrica, recupera il calore di scarto per riscaldare le abitazioni.

Un esempio classico di cogenerazione è l’automobile: la potenza data dal motore viene utilizzata per la trazione e per la produzione d’energia elettrica, ma anche il calore del blocco motore serve per il riscaldamento dell’abitacolo e con la pressione dei gas di scarico si fa girare la turbina di sovralimentazione.

L’utilizzo del calore e della pressione non producono aumento dei consumi, in quanto scarti.

  

IL TOTEM

 

Nel 1973 l’ing. Palazzetti del Centro Ricerche Fiat elaborò una sua idea ed ottenne che il motore di una 127 di 903 cc, modificato per alimentarlo a gas, o biogas e collegato ad un alternatore da 15 kW, producesse l’energia elettrica sufficiente per 15/20 appartamenti e  i gas di scarico, che abitualmente si disperdono nell’aria, servissero a scaldare l’acqua di un circuito di riscaldamento sufficiente per 2/3 appartamenti.

La Fiat non credette in questo progetto, che così passò di mano in mano senza che nessuno sviluppasse mai le sue vere potenzialità.

Il Totem è stato acquistato in molti esemplari da un’azienda municipalizzata del comune di Vicenza ed ancora oggi questi motori svolgono appieno la loro funzione.

 

La cogenerazione o CHP si ottiene da un motore primario che altri non è se non un qualsiasi motore alimentato a gas, biogas, o biomasse.

L’energia meccanica prodotta viene convertita in energia elettrica ed un sistema di recupero termico converte gli scarichi in energia termica.

L’efficienza di tale sistema in rapporto al carburante utilizzato è di oltre l’80% in più, quindi costi di esercizio più bassi e minori emissioni di inquinanti.

Rispetto alle tradizionali centrali elettriche ha una natura più legata al territorio e alle esigenze del singolo utente, infatti attraverso piccoli impianti si generano calore ed elettricità per grandi strutture (centri commerciali, ospedali, piccoli centri urbani, o alberghi).

 

Imola: Centrale di cogenerazione
Imola: Centrale di cogenerazione

L’impianto elettrico di casa genera, per definizione, campi elettrici che, a lungo andare, hanno influenza negativa sulla salute.

Il nostro sistema nervoso comunica attraverso una corrente elettrica.

La tensione del nostro organismo va dai 10 fino ai 100 millivolt (mV), quindi il corpo umano si comporta come un’antenna e se lo esponiamo ad un campo elettrico alternato, qual è l’impianto di casa si può distruggere la comunicazione fra le cellule del nostro corpo.

Il risultato è la difficoltà nel dormire, il mal di testa, la stanchezza, l’irritabilità ecc.

Quando si pone in opera un impianto elettrico è fondamentale evitare i circuiti ad anello che, in quanto tali, generano campi elettrici (la linea principale deve passare attraverso il corridoio ed è da lì che si diramano in uscita i cavi che portano la tensione alle prese), da evitare inoltre il passaggio dei cavi dietro la testata del letto e che collegano le prese delle abatjour e gli interruttori.

Bisogna inoltre eliminare dalle camere, prima di tutte da quella dei bambini, televisori, computer, radiosveglie, cellulari, alimentatori e tutto ciò che utilizzi filamenti a bobina.

Così facendo, non solo abbassiamo le emissioni di onde elettromagnetiche, ma abbattiamo anche i consumi di energia elettrica, infatti gli apparecchi, anche se spenti, ma lasciati in stand-by, continuano a consumare.

Facciamo un esempio:  supponiamo di tenere costantemente in stand-by una tv 14”,  un lettore DVD ed un decoder SKY.

La somma della potenza di questi tre apparecchi è pari a: 0,0185 Kw/h che, se moltiplicato per le 24 ore, si ottiene 0,444 Kw/giorno.

Da una qualsiasi bolletta dell'ente fornitore, cerchiamo tra i vari dettagli la voce, consumo medio giornaliero. Per un ipotetico consumo medio giornaliero pari ad 8 Kw, questi tre elettrodomestici incidono del 5,5% circa.

 Ma se, dopo aver eliminato dalle camere da letto tutti questi apparecchi, si vuol essere del tutto sicuri di abbattere a zero le emissioni elettromagnetiche, la cosa migliore e la più semplice è quella di installare un disgiuntore di rete (bio-switch) a monte dei cavi di entrata alle camere.

Questo apparecchio, di facile installazione, fa in modo che si interrompa il circuito quando l’ultima luce viene spenta, poi, senza alcuna procedura, basta accendere un interruttore per riavere di nuovo l’impianto attivo.

Il costo di questo apparecchio va dai 120 ai 200 €.

Nonostante si utilizzi una tecnologia arcaica e la strada da fare sia ancora lunga, il fotovoltaico, a tutt’oggi è una strada percorribile.

Vero è che il costo di impianto è troppo alto, altrettanto vero è che le cellule di silicio non assicurano un rendimento pieno, ma la comunità sta finanziando questo sistema al fine di renderlo alla portata di tutti.
Si può trovare da obiettare che senza tali finanziamenti nessuno prenderebbe in esame di produrre energia in questa maniera e a quei costi.

Qualcuno dice pure che è uno scandalo che tutti noi finanziamo un sistema così antieconomico.

Tutto vero, ma soffermiamoci a pensare che, se riusciamo ad abbassare la quantità di emissioni dovute alla produzione di energia con combustibili fossili, i benefici che ne trarremo in termini di salute e, conseguentemente, di costi di assistenza medico-ospedaliera, di farmaci e, in ultimo, di produttività per le giornate perse a causa delle patologie connesse alla qualità dell’aria, possiamo senz’altro dire che: “la posta vale la candela”.

Si, perché, anche secondo un mero calcolo economico, il rapporto tra quanto investiamo e la resa che ne deriva da tale investimento è decisamente a favore.

Fino a qualche tempo fa, il costo dell’impianto veniva parzialmente rimborsato da contributi regionali, adesso non è più così.

I prezzi di mercato dicono che per ogni Kw prodotto, il costo di impianto si aggira sui 7000 euro, quindi, per avere i 3 Kw di tensione necessari per un’utenza domestica, occorrono 21000 euro e che bisogna frugarsi in tasca per acquistarli, oppure fare un mutuo.

Una volta però che abbiamo l’impianto, possiamo collegarci alla rete, la quale funge da batteria, ci fornirà quindi l’energia sufficiente ai nostri usi a prezzi decisamente più bassi e comprerà ciò che l’impianto produrrà in più.

In linea teorica, il mutuo dovrebbe pagarsi da solo.

Nella ricerca di abbattere i costi di impianto, sono sorti alcuni gruppi di acquisto, che, mettendo insieme molte commesse, riescono a trattare i prezzi.

Prova ne sia il gruppo di acquisto “Merci Dolci” fondato da Jacopo Fo, il quale riesce a installare un impianto “chiavi in mano” a un prezzo che varia dai 4800 ai 5800 euro IVA compresa per ogni Kw e il mutuo? Quello si fa con una banca etica, la quale collabora con il gruppo stesso.

In pratica, esiste la possibilità di produrre energia pulita senza tirar fuori un centesimo.

Qui però mi vengono spontanee un paio di domande:

 

  • Quanta energia ci vuole per produrre un pannello?
  •  Quando i pannelli arriveranno alla fine del loro ciclo, come li smaltiremo?

Alla prima domanda non c’è una risposta univoca; alcune fonti parlano di una quantità di energia pari a quella generata dallo stesso pannello in 10 anni, altre invece la calcolano in un anno, nel mezzo ci sta tutto.

Circa la seconda, per il momento ancora non si pone il problema, ma è pensabile che, essendo i pannelli composti di materiali preziosi, si cercherà di recuperare e di riciclare, peccato che alcuni di essi contengano telloruro di cadmio: sostanza fortemente tossica e inquinante.

In tal caso, prima di tutto, nella costruzione dei pannelli, meglio sarebbe evitare aggiunte e integrazioni che rendano antiecologica una scelta ecologista. 

 

Links utili:

http://www.jacopofo.com/?q=node/2662

 

http://beenergierinnovabili.it/1720/il-successo-dei-gruppi-di-acquisto-solare-di-legambiente/

 

http://www.edilportale.com/news/2010/02/risparmio-energetico/fotovoltaico-dal-2011-conto-energia-meno-generoso_17792_27.html

 

 

http://www.gse.it/GSE%20Informa/pagine/NuovaProceduraConvenzioniContoEnergia.aspx

 

 

 

 

 

 

 

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