Cremona Piazza del comune
Cremona Piazza del comune

continua da "CITTÀ DI IERI E DI OGGI"

 

.....Le città medioevali erano la rappresentazione del potere e della vita che in esse si svolgeva: il centro della comunità era la piazza che, generalmente, prendeva la sua forma dai centri di potere che qua avevano la loro sede. Quelle rinascimentali ostentavano sicurezza ed un'apertura verso l'esterno, le finestre erano più grandi, gli ambienti più luminosi e la ricerca del bello voleva essere l'immagine che la comunità dava di sé e del proprio benessere, entrambe erano quindi  la struttura formale di quelle società.

 

 

Roma - La Garbatella
Roma - La Garbatella

 Anche la città postindustriale aveva una sua logica, con una divisione netta tra le zone dove vivevano coloro che prestavano la loro opera e coloro che se ne avvalevano e anche nei poveri quartieri operai si poteva leggere una qualsiasi forma di equilibrio. Le nostre città , invece, sono il risultato di una schizofrenia culturale che ha fagocitato e mercificato ciò che ci è pervenuto dal passato, si assomigliano tutte, non rispecchiano più la società e la cultura che le ha create. Ad ogni latitudine, il potere economico si rappresenta con la stessa iconografia.

Il turismo poi, riesce a consumare, per pochi soldi, con poca emozione e senza rispetto, il risultato di grandi opere generate da grandi menti che vivevano strutture sociali totalmente diverse dalle nostre. Le nostre città non hanno alcun nesso con le vere esigenze di chi ci abita, sono il risultato di interessi economici, che hanno la loro sede, il più delle volte, lontano dal luogo in cui si manifestano. La vita, all'interno di esse, ha la durezza della lotta per la sopravvivenza.

 La concentrazione di tanta umanità in così poco spazio genera conflitti e violenza e la ricerca del profitto autorizza chiunque a disinteressarsi dei propri simili.

 

I barrios di Caracas
I barrios di Caracas

Le sacche di emargina-

zione, costrette in veri e propri ghetti, sono una risorsa per chi detiene le leve del potere economi- co.

All’occorrenza, possono rivelarsi una fonte di mano d’opera a basso costo, o una miniera inesauribile di manovalanza per organizzazioni criminali.

 

 Dicevamo, la ricerca di evasione, di fuga verso mete sognate: una casa in campagna.

Si, questa pare proprio la soluzione giusta.

Ci si affida ad un’agenzia, la quale ci porta a vedere alcuni “gioielli”, scegliamo quello dove proiettiamo il nostro desiderio di una vita serena, fatta di ritmi più lenti, di uccellini che cantano e arriviamo persino a sognare un orto….e il lavoro?

Va bene, quello non si può mica cambiare con la stessa facilità della casa. Si tratterà di sacrificarsi un po’, alzarsi un po’ prima, al mattino, ma le condizioni di vita che andremo a guadagnare, ci compenseranno ampiamente di quei minuti di sonno a cui andremo a rinunciare.

Mai analisi fu più superficiale.

Stiamo per diventare “pendolari della campagna”.

Ci si sveglia all’alba e, quando arriviamo alle porte della città, un muro di macchine ostruisce ogni via.

Ingorghi laocoontici ci accompagnano fino al posto di lavoro.

Alla sera torniamo che è già buio, finchè un bel giorno ci viene da chiederci se, vicino a casa, c’è ancora quell’albero, la cui ombra ci aveva fatto fantasticare al momento della firma del rogito.

Allora la nostra mente ritorna alle serate in città, a quando avevamo ancora il tempo per un po’ di jogging, alle passeggiate in centro, agli spettacoli teatrali, o al cinema.

Oddio, come mi manca il cinema………e la campagna?

Quella lasciamola a coloro che traggono da essa di che vivere, a coloro che misurano il tempo col passare delle stagioni e con le fasi lunari, pregandoli però di conservarcela intatta, senza immolarla sull’altare del profitto, anche se temo che il processo di cambiamento sia ormai inarrestabile.

 

Fulvio Bisanti

 

(Febbraio 2008)

 

 

 

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